LIVON, sessant’anni e non sentirli



La storia dell’Azienda Agricola Livon inizia nel 1964 quando Dorino acquista il primo terreno sulle colline del Collio, zona bianchista per eccellenza. Via via, ne aggiunge altri. Decisamente in controtendenza, da vero pioniere, Dorino Livon investe in agricoltura in un momento storico in cui alla vita rurale si preferisce con decisione quella urbana. Tramanda ai suoi figli i valori fondanti dell’azienda, quali il lavoro costante, la cura, la dedizione, il rispetto della biodiversità e l’amore per la loro speciale terra di confine. Dai figli ai nipoti, si perpetua la visione del fondatore, con il continuo apporto d’innovazione e di ricerca dell’eccellenza. Negli anni Ottanta fino ai primi Duemila, si susseguono decisioni fondamentali per l’azienda: scendono in campo i figli Valneo (direttore amministrativo commerciale) e Tonino (direttore agricolo delle tenute Livon), si ha la creazione del logo con l’inconfondibile Donna Alata di Erté, Borgo Salcetino (Chianti Classico) in Toscana e Fattoria Colsanto (Montefalco Sagrantino) in Umbria entrano a far parte delle tenute aziendali per la produzione di vini rossi di spessore. Dal 2021, Matteo Livon, enologo, figlio di Valneo, è l’amministratore delegato dell’azienda Livon. Francesca, figlia di Tonino, è la responsabile dell’ospitalità di Villa Chiopris e Rossella, moglie di Valneo, cura le pubbliche relazioni. Le due aziende friulane di famiglia, Livon e Villa Chiopris, producono rispettivamente 350 e 300 mila bottiglie/anno, mentre Borgo Salcetino e Fattoria Colsanto 100 e 50 mila a testa.

Quest’anno si festeggiano i sessant’anni dell’azienda: è tempo dunque di bilanci e nuove partenze. <<Oggi a distanza di sessant’anni i nostri figli rappresentano la continuità non solo della famiglia, ma anche di quei valori e di quella filosofia che hanno fatto crescere il nostro marchio e fatto conoscere i nostri vini a livello internazionale. Risultati che quando eravamo giovani, sembravano quasi inimmaginabili>>, spiega Valneo e aggiunge <<Siamo partiti dal Collio e, anche se oggi i nostri vini sono distribuiti e conosciuti in più di 50 paesi del mondo, ci piace mantenere sempre vivi il legame con questa terra e il ricordo del primo vigneto e della prima cantina Vencò a Dolegna, da cui tutto è partito>>. È Matteo Livon ad annunciare l’inaugurazione, entro la prima metà del 2025, della nuova cantina a San Giovanni al Natisone (Udine). <<Con la fine dell’anno porteremo a compimento la nuova cantina con cui abbiamo voluto omaggiare la nostra terra natia, Dolegnano. Qui dedicheremo ancora più attenzione all’ospitalità e all’accoglienza di alto livello>> sottolinea Matteo. Un investimento da oltre 1,5 milioni (nuove attrezzature escluse) per la riqualificazione di un gruppo di edifici abbandonati, demoliti e ricostruiti in chiave sostenibile dall’architetto Enrico Franzolini: 1500 metri quadrati tra uffici amministrativi e locali per la produzione del vino. Botti di legno grande da 25 ettolitri con varie tostature prodotte da Garbellotto e dieci uova di cemento da 100 litri evidenziano il cambio di ritmo dell’azienda friulana con vini meno opulenti, sempre eleganti, maturati in legni più grandi e tuttavia identitari per intercettare i nuovi trend di mercato, come già il Braide Alte 2021. Chardonnay, sauvignon blanc, picolit e moscato giallo provenienti da un unico cru, la collina di Ruttars, con vendemmie successive e vinificati per una parte assieme (chardonnay e sauvignon) e per il resto separatamente, malolattica svolta in legno solo su chardonnay e picolit: prima annata prodotta frutto della competenza del nuovo enologo Giovanni Genio che prende il posto di Rinaldo Stocco. Proprio per festeggiare il 60° anniversario della cantina si è proposta una verticale del vino emblema di famiglia e del Collio bianchista, Braide Alte, nelle annate dalla summenzionata 2021 a ritroso fino alla 1997 (prima annata prodotta 1996). Il blend originale, la ricerca costante di eleganza, armonia e longevità nonché l’etichetta sempre uguale fanno di questo vino un fuoriclasse apprezzato e riconosciuto nel mondo. Nove annate 2021, 2018, 2015, 2013, 2009, 2007, 2003, 2000 e 1997 per una verticale estremamente emozionante. Come lo è per me che, trent’anni fa, muovendo i miei primi passi nel mondo del vino, mi approcciavo con stupore al Collio dei grandi vini bianchi. Quando, come in questo caso, ho la possibilità di tornare a mettere naso e bocca in quei vini non faccio altro che confermare la piacevolezza dei miei ricordi: 2000 e 1997 incarnano questo mio pensiero. Dopo tanti e tanti assaggi in cantine, degustazioni e concorsi, oggi voglio emozionarmi per un vino (2007 e 2009), voglio imprimerlo nella mia memoria per i giorni e gli anni a venire, magari tornandoci su tra una manciata di anni con le stesse annate. Come farò con il 2021. Grazie famiglia Livon per la mirabile esperienza.

 

Ad Meliora et Ad Maiora Semper.

 

Foto di Archivio Livon e mie.

 

Stefania Belcecchi