SMART WINE TASTING: L’ANTICA CANTINA DI SAN SEVERO


C’è sempre una prima volta. Sì, anche per me che proprio una baby non sono.

In tempo di pandemia da coronavirus, può accadere di tutto. Un invito a partecipare ad un webinar, letteralmente seminario via web, mi coglie di sorpresa e tanto impreparata. Tutto nuovo per me, ma io sono una ganza e posso farcela. Dopo gli iniziali tentennamenti da inesperienza, ce la faccio e prendo parte al mio primo webinar. Per loro è il quarto. Loro sono quelli del Gourmet Club Albussilan di Correggio (vedi sito).

L’argomento è scontato per me, il vino. Per la precisione, due vini dell’Antica Cantina di San Severo. Me li consegna un fattorino con mascherina e guanti anti-contagio, qualche giorno prima. La curiosità è femmina (non solo!) e apro subito. Un bianco e un rosso. Osservo le etichette: stesso soggetto, filari stilizzati turchesi o rossi su sfondo bianco o nero, nome del vitigno, marchio d’origine e basta. Il resto, che poi è il più, nella retro etichetta. L’impressione è buona, mi piacciono e le trovo riconoscibili: un biglietto da visita ben congeniato.

Proseguo nei preliminari andando a curiosare sul sito della Cantina e approfondendo la storia e i vitigni usati, tanto per avere un quadro d’insieme. Ma il bello deve ancora venire: l’assaggio. 

In Puglia, tra le colline del Preappennino Dauno e il Promontorio del Gargano, si trova l’Antica Cantina di San Severo, nata nel 1933 da un iniziale nucleo di 30 soci. Produce una vasta gamma di vini bianchi e rossi, a Igp e Dop, da uve bombino bianco, falangina, montepulciano, uva di Troia, pinot nero e merlot.

Ecco ci siamo, tra poco inizia il seminario. Allora, che faccio? Stappo, verso, osservo, annuso, assaggio e rifletto su entrambe i vini. Sono pronta per collegarmi con gli altri e riassaggiare assieme. Buonasera a tutti, come state? Mi presento, si presentano: vecchie e nuove amicizie enoiche. Luciano Rappo conduce l’incontro virtuale, con inossidabili verve e maestria.

Cominciamo con Nobiles Bombino Daunia IGP 2019: 12% in volume di alcool, vendemmia a fine settembre, pressatura soffice delle uve e vinificazione a temperatura controllata. Il bombino, vitigno bianco molto diffuso in Italia ma con nomi diversi da regione a regione, sembra essere nativo della Spagna. Apprezzato in passato per l’elevata produttività che ne faceva un buon investimento per il viticoltore, è oggi ampiamente stimato per le sue doti gustative decise e caratteristiche. Nel bicchiere sfoggia un intenso giallo paglia, solare e brillante come la terra da cui proviene. Senza agitare il bicchiere, lo porto al naso. Eccolo, è schietto, polposo e ricco proprio come pensavo. Lo agito un po’ e lo annuso di nuovo. Si libera un ventaglio di fini sensazioni di mango, pesca gialla, agrume, fiore di sambuco, mandorla dolce ed erbe aromatiche fresche. Porto il bicchiere alle labbra. Ne prendo un sorso, che trattengo un po’ in bocca prima di deglutirlo. Di spiccata piacevolezza gustativa, è suadente, equilibrato, morbido con buon sostegno in freschezza e sapidità. Trama ben sostenuta e finale lungo. Vino armonioso e versatile che si lascia bere e ribere.

Continuiamo con Nobiles Nero di Troia Daunia IGP 2018: 13% in volume di alcool, vendemmia a ottobre, vinificazione a temperatura controllata con macerazione e fermentazione intracellulare. Il nero di Troia, vitigno a bacca rossa diffuso in Puglia e Campania, ha origine incerta. Potrebbe essere legata alla colonizzazione ellenica della zona oppure all’uso da parte delle antiche popolazioni indigene dei Dauni e dei Peuceti di una varietà locale o, infine, provenire dalle vicine coste albanesi. Chissà. Intanto, lì nel bicchiere, il vino si lascia guardare e alletta la vista con quel suo color rubino a flash porpora, nuance peculiare di questa varietà. L’incontro olfattivo svela un bouquet garbato e vinoso, dai sentori fruttati e speziati. Spiccano mora, prugna, mirtillo, lampone e arancia rossa Moro di Sicilia su uno sfondo di pepi misti. Avvolge il palato con coerenza e tannini setosi. Agile, morbido e sottilmente fresco, si dissolve senza fretta. E’ un vino che mi fa giocare d’azzardo con temperature basse e tonno alla griglia. Da provare.

Su questo secondo vino, il giovane chef Mattia Leonardelli del Ristorante Ca’ dei Boci di Montegnaga di Piné propone un suo piatto strutturato e ricco di sapore: il petto d’anatra alla crema di fichi, con taccole e puré di finocchi. Ne illustra la preparazione con un filmato, passo dopo passo. Unico limite tecnologico, si può guardare ma non assaggiare. 

L’appuntamento enologico online volge al termine. Ancora due parole sui vini e sul piatto, due battute sul momento sospeso che stiamo vivendo, poi i ringraziamenti e i saluti. Un click e chiudo.

Divertente esperienza. Mi piace il mix tra novità e tradizione che rappresenta per me partecipare a un seminario sul vino via web.

Ad Meliora et ad Maiora Semper.

Stefania Belcecchi