WineDiary di Stefania Belcecchi

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L’altro gaglioppo di CAPARRA & SICILIANI



L’alba è carica di sfumature rossastre e promette una giornata meravigliosa. È metà novembre. Non sembra, tanto il clima è mite. Roma è una gran ruffiana, sa bene come stupire. Quando non te l’aspetti, ecco lì la magia di un momento unico. Mi emoziona ogni volta, anche se dovrei esserci abituata.

Ho un appuntamento a via del Babbuino, nel Tridente più famoso al mondo, a due passi da piazza del Popolo. Visto che la giornata è bella, me la faccio a piedi. Non abito proprio nella zona: Google Maps dice che ci vogliono un’ora e ventuno minuti, ma io voglio stare larga con i tempi ed esco due ore prima. Mi piace molto camminare per la mia città e, soprattutto, andare in centro. Mi spinge un’infinità di motivi. Strada facendo m’immergo nei luoghi delle mie origini. Posti a cui devo molto. Proseguo. La mia mente è già piena di tante nuove immagini da trasferire al più presto nella memoria per strapparle all’oblio.

Arrivo a destinazione. Al numero 9 di via del Babuino c’è l’Hotel De Roussie, uno degli hotel di lusso più prestigiosi della Città Eterna. Nel 1917, il poeta francese Jean Cocteau lo definisce un “paradiso in terra”. Lo è anche oggi. Entro. Percorro i corridoi tempestati di vetrine con il meglio del prêt à porter delle più rinomate maison della moda, che sembra in bella mostra per me. Attraverso il rigoglioso giardino interno e finalmente ci sono. Che bello, eccoli lì Marina e Daniele. Mi accolgono calorosamente. Confesso che sono anche un pizzico felice! Sono Daniele Cernilli e sua moglie Marina Thompson. L’evento degustativo è infatti targato DoctorWine. Gli invitati giungono uno dopo l’altro. Tutti sono vecchie conoscenze. Se solo rifletto un po’ mi tornano in mente episodi condivisi di vita vissuta, belli e brutti, importanti e non. Un po’ di tutto. In fondo, sono trent’anni tondi che frequento il mondo del vino. Mica spiccioli, come si dice qui. Salvatore Caparra, Francesco e Carlo Siciliani fanno gli onori di casa, non vedono l’ora di presentare vini e azienda. Già li conosco, soprattutto Francesco. Con loro è presente il giovane enologo Jacopo Vagaggini. Senese, talentuoso e figlio d’arte. Da suo padre Paolo apprende tutti i segreti del sangiovese e ci aggiunge del suo, frutto dell’esperienza maturata all’estero. In Francia, all’Università di Bordeaux è allievo del professore in Enologia di risonanza planetaria, Denis Dubourdier.

Il tavolo imperiale ci attende, allestito in maniera impeccabile, semplice ed elegante. Tra una battuta e un sorriso ci accomodiamo. Ci attendono i vini dell’azienda Caparra & Siciliani abbinati mirabilmente ai piatti studiati dal celebre chef stellato Fulvio Pierangelini, food director di molti altri ristoranti cult italiani.

L’azienda Caparra & Siciliani nasce nel 1963. Sei amici, all’epoca venticinquenni, con origini contadine e tutti studenti all’Università di Bari, hanno l’idea della vita. Intuiscono che passare dall’essere coltivatori con proprie terre e vigneti al divenire trasformatori dei prodotti della natura propri e di conferimento possa essere un’ottima idea. Oggi, l’azienda è in forma cooperativa, ha 28 soci e non ne accetta altri. Sono solo loro, gli eredi di quei sei amici universitari. Carlo Siciliani è l’attuale presidente. 213 ettari di vigneto totali nella zona del Cirò e del Cirò Classico. Solo vitigni autoctoni: gaglioppo, greco nero, greco bianco e pecorello. Iniziamo con il Curiale 2023 Cirò DOC Bianco, da uve greco bianco e pecorello in percentuale 80-20. Pressatura soffice, breve macerazione sulle bucce e fermentazione in vasche d’acciaio, tutto al fine di preservare gli aromi varietali. Affina sei mesi in vasche di cemento grezzo con le sue fecce nobili per acquisire rotondità e grassezza. Un buon sorso per iniziare alla grande e, magari, fare il bis.

Jacopo Vagaggini è in azienda dal 2020. Ha una bella mano, lavora il gaglioppo come non ti aspetti. La sua interpretazione del vitigno riflette le origini senesi e la perfetta conoscenza del sangiovese. Un lavoro di cesello sulle uve per snellire il corpo e ingentilire i tannini, con vinificazione a contatto con le bucce, rimontaggi e follature ridotti per evitare di estrarre la componente ruvida del tannino e utilizzo di barrique di rovere francese con tostature studiate ad hoc. Lo si capisce nei tre vini che seguono. Il Lice 2021 Cirò DOC Rosso Classico Superiore Riserva, solo gaglioppo, è esuberante, profondo e speziato con notevole potenziale di affinamento in bottiglia. Il Vintage Edition 2021 Cirò DOC Rosso Classico Superiore ha la stessa etichetta della prima edizione targata 1963. Gaglioppo in purezza, è avvolgente con tannino più risolto. E per finire, il Mastrogiurato 2021 Calabria IGT Rosso, un blend di gaglioppo e greco nero al 70 e 30%. Rubino più concentrato per la presenza del greco nero. Agrumato e speziato con trama stretta, è giovane, morbido ed elegante.

Promessa mantenuta!

 

 

Ad Meliora et Ad Maiora Semper.

 

Foto di DoctorWine e mie.

 


Stefania Belcecchi