WineDiary di Stefania Belcecchi

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TERRE NERE: Palermo-Montalcino solo andata



Il nome Terre Nere dell’azienda vinicola della famiglia Vallone deriva proprio dal particolare terreno scuro di origine vulcanica, perché il monte Amiata alle pendici del quale essa sorge è un antichissimo vulcano non più attivo, che regala ai vini prodotti estratto, acidità e longevità. Benchè l’azienda sia relativamente giovane, è la vocazione enoica della famiglia che fa fare un balzo nel passato. Sono Salvatore Vallone e sua moglie Vincenza, entrambi palermitani di origini contadine, dopo la nascita dei loro figli, a decidere di trasferirsi in Toscana. La tenuta è vicino Radi e si chiama Pociano, qui allevano il bestiame, fanno formaggi e producono olio e vino da tavola. Pasquale è uno dei figli di Salvatore e Vincenza. Da loro eredita l’amore per la campagna, però lavora in banca e ha un’importante e ben avviata carriera. All’inizio degli anni Novanta, grazie a un trasferimento di filiale, arriva a Montalcino. Sono gli anni d’oro del Brunello. Nel 1996, acquista 15 ettari di terreno tra incolto e bosco. Nel 1997, impianta le prime barbatelle. Pasquale, la moglie Piera e i figli Francesca e Federico trascorrono sempre più tempo nella tenuta. Gli ettari vitati aumentano e diventano 10 e anche grazie a Gaetano, fratello di Pasquale e ottimo cantiniere, arriva il primo Brunello di Montalcino Terre Nere. È il 2002. Ben presto anche Francesca entra attivamente nella produzione, seguita qualche anno più tardi dal fratello Federico. Francesca, grande appassionata del vino artigianale, è determinante per la conversione biologica dell’azienda. Si occupa della parte produttiva, del commerciale e del marketing. Oggi, è la faccia dell’azienda. Federico coadiuva Francesca e il babbo Pasquale in ogni passo, occupandosi principalmente dell’amministrazione. Dalla vendemmia 2018, l’enologo Giuseppe Gorelli affianca l’azienda Terre Nere con tutto il suo bagaglio di conoscenza del sangiovese di Montalcino e del territorio. I dieci ettari vitati aziendali sono a Castelnuovo dell’Abate, per un 90% ospitano sangiovese e per il restante 10% cabernet sauvignon, con una consistenza per ettaro di 4500 viti. Dal 2024 sono in corso il restyling delle etichette e la promozione dell’azienda, fortemente voluti da Francesca.

Dopo un’accurata raccolta manuale, le uve vengono vinificate in tini d’acciaio da 50, 70 e 100 ettolitri. Utilizzo di soli lieviti indigeni, continui soffici rimontaggi, affinamento, travasi, corretti assemblaggi e lenta evoluzione ammorbidiscono i tannini ed esaltano la complessità del vino, che acquisisce l’eleganza del Brunello dopo aver maturato 3 anni in grandi botti di rovere di Slavonia. Ribelle 2022 Rosso Toscana IGT è un vino beverino, solo sangiovese vinificato in acciaio, fresco e spiccatamente minerale che ben accompagna i piatti più semplici della cucina del territorio. Il Terre Nere Rosso di Montalcino DOC nelle due annate 2020 e 2021, sangiovese grosso vinificato in acciaio e maturato in botti grandi di rovere di Slavonia per 8 mesi, porta con sé una grande finezza gusto-olfattiva più pronta nel primo e più verticale nel secondo. Il Terre Nere Brunello di Montalcino DOCG nelle due annate degustate 2019 e 2020, sangiovese grosso affinato in botti Garbellotto per 3 anni, è vino dal grande potenziale d’invecchiamento, morbido ed elegante il primo, fine e teso il secondo. Il Terre Nere Brunello di Montalcino Riserva DOCG nelle annate 2019 e 2016, sangiovese grosso maturato 4 anni in botti grandi e 2 anni in bottiglia, rappresenta il top di gamma aziendale prodotto solo nelle annate migliori. Spiccata raffinatezza olfattiva, avvolgente speziatura e rotondità gustativa in un finale lungo e balsamico.

 

Ad Meliora et Ad Maiora Semper.

 

Foto di Federica Schir Pubbliche Relazioni e mie.

 

Stefania Belcecchi                

 

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